La Colonna di Traiano, costruita dall’architetto Apollodoro di Damasco (60-12(?) d.C.), è stato inaugurata il 12 maggio 113 d.C. nel Foro di Traiano a Roma, collocata alle spalle della Basilica Ulpia fra le due biblioteche (Bibliotheca Ulpia e Bibliotheca Traiani). E' stata scolpita in marmo da Luni (Carara) e innalzata su un piedistallo decorato agli angoli con aquile portando festoni, e sulle superfici del piedistallo, armi daciche in bassorilievo, mentre una corona di alloro serve di toro (modanatura ronda di profilo convesso situata alla base della colonna). Questo monumento è l'unico ben conservato nel Foro di Traiano, nel mezzo di un campo di rovine. La colonna non è solo una cronica figurata per immortalare le guerre tra i Romani e i Daci (negli anni da 101 a 102 e da 105 a 106 d.C.), è diventata anche la tomba dell'imperatore, dopo la morte di Traiano nel 117 d.C., le sue ceneri essendo collocate in un'urna d'oro ubicata in un locale sepolcrale appositamente allestita in un vestibolo dello stesso. Ma questa colonna aveva anche un significato diverso, l’unico ricordato sull’iscrizione laconica la quale è ancora visibile, un può danneggiata a causa del tempo, sopra l'ingresso che permette di penetrare all'interno della Colonna; in una cartuccia portato da due Vittorie si può leggere :

Senatus populusque Romanus
Imp(eratori) Caesari divi Nervae f(ilio) Nervae
Traiano Aug(usto) Germ(anico) Dacico ponti(ici)
maximo trib(unicia) pot(estate) XVII imp(eratori)
VI co(n)s(uli) VI p(atri) p(atriae)
ad declarandum quantae altitudinis
mons et locus tantis operibus sit egestus
Senato e popolo romano dell’Imperatore Cesare,
figlio del divino Nerva, Nerva Traiano Augusto,
germanico, dacico, grande pontefice, investito per la
XVII volta del potere di tribuno,
acclamato sei volte imperatore, consolo per la
VI volta, padre della patria, per mostrare l’altezza
della montagna e il luogo scavato con sforzi tanto grandi.

Questo testo lapidario e modesto si presenta, ovviamente, contraddittorio in relazione alla grandezza e allo splendore della Colonna. L’altezza totale della Colonna di Traiano, è di 39.83 metri. La base della Colonna, il fusto e il capitello hanno insieme 29,78 m, cioè circa 100 piedi romani1. La larghezza del fregio alla base è di 0,89 m, l'altezza di 1,25 m, l’altezza di un personaggio alla base è di 0,60 m e nella parte superiore di 0,90 m2. La striscia scolpita presenta una lunghezza di 200 m, il rilievo è scolpito su 404 lastre di marmo facendo parte della struttura della Colonna, dove sono rappresentati 124 episodi relativi alle guerre contro i Daci e più di 2500 figure. Al livello del piedistallo si entra all’interno della Colonna tramite una porta di metallo che dà in un vestibolo di cui si accede su una scala interna a chiocciola verso la parte superiore del monumento, dove si trova la statua dell'imperatore Traiano. Questa scala a chiocciola è illuminata di 43 feritoie rettangolari che trafiggono discretamente da un luogo all'altro lo spessore della parete di marmo della Colonna. La Colonna è schematicamente rappresentata sulle monete del regno di Traiano.

La Colonna Traiana è la più grande scultura in rilievo di tutta l'Antichità3. Esteticamente, la Colonna di Traiano è soprattutto una creazione originale dell’arte romana nel suo periodo di massima maturità dall’inizio del secolo II d.C., grazie alla sua grande unità di composizione e all’omogeneità dei bassorilievi, tramite i personaggi realistici rappresentati e la qualità narrativa delle scene. Il suo valore come fonte archeologica e storica è inestimabile, poiché gli scritti di Traiano sulle guerre daciche sono andati perduti. Altresì, i bassorilievi della Colonna presentano dettagli importanti su vestiti, armi, fortificazioni, briglie, e soprattutto sui volti dei personaggi. Numerosi sono i professionisti moderni che hanno espresso il loro parere sul valore storico reale della Colonna Traiana. Per alcuni, i rilievi rappresentano una cronaca abbastanza precisa delle guerre combattute dai Romani contro i Daci, e i vari dettagli ci aiutano a sapere di più su questi eventi. Per altri, al contrario, la Colonna non è che una rappresentazione artistica, di sintesi, con le inevitabili esagerazioni e travisamenti degli eventi descritti; questi storici guardano i bassorilievi con incredulità, chiedendosi dove è il confine tra la verità storica e la convenzione artistica. A tutti questi pareri sul problema del valore documentario storico della Colonna di Traiano, dovrebbe essere aggiunto il carattere ufficiale, di "cortile " degli artisti anonimi, di questo importante monumento, che compieva in qualche modo il ruolo di atto politico, di propaganda per l'Impero romano e l'imperatore Traiano . Ciò non permetteva agli artisti di seguire esclusivamente le loro ispirazioni e iniziative, nel senso artistico creativo, e quindi i progettisti e gli scultori non potevano troppo discostarsi dal testo di Traiano4. Viene sempre più accettato tra gli esperti che è molto probabile che Traiano sia abbia portato con sé nella Dacia, durante le guerre contro i Daci, disegnatori, pittori e scultori per immortalare in questo modo i diversi aspetti e momenti della guerra e anche per immortalare il re stesso. Come si sa molto bene, per organizzare l'esercito romano durante la guerra, Traiano aveva a disposizione i suoi ingegneri, costruttori, tecnici progettisti, tecnici, per la costruzione di campi fortificati, strade, ponti, per la manutenzione delle macchine da guerra ecc. E non è impossibile che "squadre" di "reporter" dell’Antichità abbiano fatto parte in modo "obbligatorio" dell'esercito romano, soprattutto quando era nel periodo della guerra5.

E 'stato evocato alcune volte l'argomento per cui sembra ad un’opera (rappresentazioni della Colonna) realizzata da più scultori, nel senso di molti stili. E' molto probabile che la maggior parte degli artisti abbiano lavorato insieme a queste rappresentazioni della Colonna, ma non dobbiamo ignorare il fatto che l'unità e l'omogeneità dei rilievi dal punto di vista artistico sono evidenti; e ricordiamo che queste rappresentazioni sono state fatte per lo stesso monumento, la Colonna, e che questi bassorilievi non potevano quindi essere presentati agli spettatori in diversi stili, o con "effetti" artistici personali.

La Colonna Traiana ha sfuggito spesse volte dalla distruzione o dallo smontaggio :

Dalla realizzazione del complesso architettonico del Foro di Traiano, l'unico monumento rimasto intatto in questo Forum è la Colonna. Il Foro di Traiano ha mantenuto la sua ammirazione fino alla tarda antichità. Lo storico Ammiano Marcellino6 racconta come l’imperatore Flavio Giulio Costanzo, con la residenza nella nuova capitale di Costantinopoli, in visita a Roma nel 357 d.C., fu sorpreso della complessa costruzione del Foro di Traiano e della statua equestre del’imperatore, che si trovava circa nel mezzo della pizza di questo Foro. Questo complesso monumentale è rimasto intatto fino al IV secolo, e poi, nel corso dei secoli, cade a poco a poco in rovina. I materiali preziosi di costruzione sono stati recuperati per servire alla costruzione di vari edifici, e molte delle opere d'arte sono state prese per decorare diverse case e giardini privati, diventando cosi collezioni private e, successivamente, dello Stato. Purtroppo, oggi, da questo famoso ed eccezionale Foro è rimasta solo la Colonna Traiana, il resto è diventato solo rovine. La distruzione del Foro di Traiano è iniziata molto presto, all'inizio del secolo IV d.C., a causa del fatto che sono stati sfollati da questo complesso alcuni elementi iconografici di arredamento (i rilievi con i Daci, le statue di Daci) per essere inserite presso l'Arco di Costantino, a Roma, monumento inaugurato nel 315 d.C. Poi la suite delle distruzioni provocate alla città di Roma in seguito alle invasioni dei Visigoti di Alarico I, nel 410, dei Vandali di Ginseric, nel 455, degli Ostrogoti di Totila, nel 546. In 663, l'imperatore bizantino Costante II Eraclio (Flavius Constantinus Augustus) ha preso alcune statue in bronzo e ornamenti a Roma. E, forse, tra queste opere era anche la statua di Traiano, di bronzo dorato, che era in cima alla Colonna (scomparsa durante il Medioevo). Inoltre si deve segnalare una serie di devastanti terremoti che hanno scosso l'Italia in tempi diversi, causando, ovviamente, danni importanti nel Foro di Traiano: nel 801 (25 o 30 aprile) d.C., un altro terremoto segnalato nel 1222 (11 gennaio) a Köln (Cologne) sentito anche in Italia, un altro nel 1348 (25 gennaio), prodotto in Carinzia (Austria) e il quale si è diffuso fino a Roma.

All'inizio del XI secolo una piccola chiesa (San Niccolò de Columna) è stata sistemata nello spazio della base della Colonna Traiana; oggi è ancora visibile l’impronta scavata, sotto forma di tetto, sopra l'ingresso, distruggendo una parte dell’antica iscrizione di questo monumento. Si presume che esisteva dal VIII o IX secolo. La chiesa fu demolita probabilmente all’occasione della visita fatta a Roma dall'imperatore Charles Quint (Carlo V), nel 1546. Sempre nel XVI secolo sono stati demoliti una serie di edifici privati intorno alla Colonna, e il piedestallo è stato liberato dai depositi sotto i quali era coperto, e così la zona vicina al monumento è stato sistemata e pulita, fino agli scavi dall'inizio del XIX secolo.

Nel Medioevo, la distruzione del Foro di Traiano è aumentata, perché una gran parte dei preziosi marmi colorati sono stati presi per essere riutilizzati tanto per diverse costruzioni quanto nella scultura contemporanea. La Colonna di Traiano è stata salvata grazie a un decreto del Senato Romano, datato il 27 Marzo 1162, il quale dichiarava, minacciando la morte, il divieto di distruggere o danneggiare, e il quale prevedeva la tutela di questo monumento lasciato da Roma imperiale alla città santa: « Nous, sénateurs romains, ayant pris connaissance du litige qui oppose le prêtre Angelus et l’abbesse de saint Cyriaque au sujet de l’église de Saint-Nicolas, au pied de la Colonne Trajane, décrétons que l’église et la Colonne sont la propriété de l’abbesse, à condition que soit sauvegardé l’honneur de la ville de Rome. Par conséquent la Colonne Trajane ne devra jamais être abattue ou endommagée, mais elle devra rester telle qu’elle est pour toute éternité, pour l’honneur du peuple romain, entière et intacte aussi longtemps que la terre durera. Quiconque attentera à l’intégrité de la Colonne sera condamné à mort, et ses biens seront confisqués » 7.

Questa sollecitudine è stata mantenuta per la Colonna di Traiano, ma, purtroppo, non era prevista anche per altre zone del Foro di Traiano, che hanno continuato ad essere sfruttate sempre di più, soprattutto nel XVI secolo, per costruire nuove chiese8.

Durante la carriera militare e politica di Napoleone Bonaparte, la Colonna Traiana stava per essere smontata e trasportata a Parigi per essere innalzata nella splendida Place Vendôme. Nell’anno VI (1797-1798) del periodo repubblicano francese, il generale François René Jean de Pommereul scriveva: « La république française trouvera sans peine, parmi ses artistes, des hommes capables de faire la translation de la colonne trajane de son ancien Forum à la place Vendôme. Le doute à cet égard n’est pas même permis ; la dépense aussi ne doit pas effrayer… La liberté se réjouirait de voir sa statue succéder sur le sommet de cette belle colonne à celle de l’apôtre Pierre. ». Ma i consiglieri più vicini di Napoleone l’hanno convinto ad abbandonare questo progetto essendo troppo costoso e, per la costruzione della futura "Colonne Vendôme" (1810) i materiali necessari sono stati ordinati all'estero per la sua costruzione a Parigi. In queste circostanze, la Colonna Traiana è rimasta a Roma, al suo posto originale, molto fortunatamente9.


  1. Queste dimensioni potrebbero confermare la denominazione di Columna centenaria che portava la Colonna Traiana nell’Antichità. Un piede romeno = unità anziana di misura per la lunghezza ( 0,3248 m ).
  2. La differenza tra su e giù è destinata per compensare gli effetti di prospettiva.
  3. Costantin Daicoviciu şi Hadrian Daicoviciu, Columna lui Traian, Bucureşti, 1966, p. 9-13 ; Radu Vulpe, « Columna Traiană », în Viaţa militară, anul XXI, nr. 6, iunie 1968, p. 16-18 ; Raymond Chevallier, « Le Forum de Trajan », în Les dossiers de l’archéologie (La Colonne Trajane), nr. 17, iulie-august 1976, p. 12-16 ; Radu Vulpe, Columna lui Traian, Bucureşti, 1988, p. 9-12 ; Filippo Coarelli, La Colonna Traiana, 1999, Editore Colombo, Roma ; Constantin C. Petolescu, Dacia şi Imperiul Roman, Bucureşti, 2000, p. 111-114 ; Radu Vulpe, Columna lui Traian (Trajan’s Column), Bucureşti, CIMEC, 2002, p. 13-14, 16, 107-108 ; Martin Galinier, La Colonne Trajane et les Forums impériaux, Rome : École française de Rome, 2007, p. 1 et suiv.
  4. Marie Turcan-Deleani, « Les monuments représentés sur la Colonne Trajane ; schématisme et réalisme », în Mélanges d’archéologie et d’histoire, LXX, 1958, p. 149-176, cu 4 pl. în afara textului ; Constantin Daicoviciu, Hadrian Daicoviciu, Columna lui Traian, Bucureşti, 1966, p. 14-20 ; Radu Vulpe, Columna Traiană, în Viaţa militară, anul XXI, nr. 6, iunie 1968, p. 18 ; Raymond Chevallier, AlainMalissard, « 19 siècles de découverte de la Colonne Trajane », în Les dossiers de l’archéologie (La Colonne Trajane), nr. 17, iulie-august 1976, p. 88-92 ; Constantin C. Petolescu, op. cit., p. 113-114.
  5. Marie Turcan-Deleani, op. cit., în în Mélanges d’archéologie et d’histoire, LXX, 1958, p. 170-171 : « E’ verosimile che tali rappresentazioni siano state fatte secondo documenti apportati dalle campagne. Che uno storiografo, o il capo stesso, sia annotato ogni giorno gli eventi, accompagnando la sua narrazione con schizzi o piani, è un fatto ammesso. » ; l’autore si basa anche sulle opinioni in materia formulate da Lehmann-Hartleben, Die Trajanssäule, Berlin-Leipzig, 1926, p. 139 ; Emil Panaitescu, « Il ritratto di Decebalo », in ED, I, 1923, p. 409 : « Artisti, architetti, ingegneri romani sono stati in Dacia, a Sarmizegetusa e molto probabilmente hanno lavorato proprio sotto gli ordini diretti di Decebalo, poiché egli li richiese da Roma. Alla firma della pace con Domiziano (a. 89) Decebalo chiese maestri, costruttori, esperti in qualsiasi arte della pace o della guerra... ». Come si può vedere, l'autore Emil Panaitescu dice che anche il rè dacico poteva essere osservato e studiato dai Romani (anche prima della conquista di Traiano del 101-102, 105-106 d.C.), che sono venuti in Dacia dopo la pace tra Decebalo e Domiziano, nel 89 d.C.. Secondo la letteratura antica, questa pace è stata molto favorevole a Decebalo; egli riceve da questi accordi, ingenti somme di denaro, inviandogli, come ad un alleato, armi, macchine da guerra, nonché artigiani, ingegneri per le costruzioni militari che lo stesso costruirà, e tutti i tipi di artigiani; Radu Vulpe, « Despre portretul lui Decebal », in Apulum, XIII, 1975, p. 71; qui l'autore afferma il suo scetticismo circa le affermazioni di Emil Panaitescu, dicendo: "E non abbiamo alcun diritto di immaginare che alla sua corte di Sarmizegetusa erano venuti scultori o pittori per studiare la sua figura e rappresentarla in alcuna delle loro opere. Neanche il più debole indizio non sostiene tale ipotesi ", Constantin C. Petolescu (Decebal, regele dacilor, Bucuresti, 1991, pag 39) è in contraddizione con lo scetticismo di Radu Vulpe e allo stesso tempo, conferma le opinioni di Emil Panaitescu: "Secondo Emil Panaitescu, Traiano è stato accompagnato in Dacia da un gruppo di pittori e scultori, che avrebbero immortalato vari aspetti delle campagne daciche. Lo scetticismo espresso in questo proposito da Radu Vulpe non è pienamente giustificato. Così, al Plinio il Giovane leggiamo in Panegiric, quando si immagina il futuro trionfo di Traiano: ,, Mi sembra vedere le immagini piene di azioni terribili dei barbari...’’. Almeno Apollodoro ha preso parte alle guerre, facendo parte dello stato maggiore dell’imperatore, e senza dubbio che la ha pensato di decorare il fusto della Colonna con immagini delle guerre daciche. I Romani ebbero l'opportunità di vedere direttamente l'immagine di Decebalo almeno una volta durante la capitolazione dei Daci, dopo la prima guerra mondiale» ; Plinio il Giovane, Panegyricus, 17, 1-2, in Fontes, I, 1964, p. 483 : « 17, 1. Mi sembra di vedere oggi un trionfo pieno non di rapine apportate dalle province o d’oro estorto dagli alleati, ma di armi nemiche e di catene dei rè prigionieri ; e m’immagino cercare di riconoscere i nomi lunghi di questi leader e i loro copri che non smentiscono la loro fama del loro nome. 2. Mi sembra di vedere le immagini piene di azioni terribili dei barbari, e ciascuno di loro, con le mani legate, seguendo il quadro dei suoi gesti ». Da vedere anche in relazione a questo testo: Pline le Jeune, Panégyrique de Trajan, 17, 1-2, p. 110-111 ; vedi anche le importanti note della pagina 189 (per il notro testo della pagina 110 vedii la nota 8*, e per la continuazione di questo testo della pagina 111 vedi le note 1* şi 2*), testo stabilito e tradotto da Marcel Durry, Paris, 1964 : « 17. Je crois contempler déjà un triomphe8* que chargent non les dépouilles de nos provinces et l’or extorqué à nos alliés, mais les armes ennemies et les chaînes des rois prisonniers ; je me vois cherchant à reconnaître ces chefs aux noms interminables et aux statures dignes de ces noms1*; 2. je crois voir les brancards lourds des atrocités qu’ont osées les barbares, chaque prisonnier suivre, les mains liées, l’image de ses forfaits2*, ... .
    p. 110, n. 8*. - 17, 1. Il trinfo della prima guerra dacica è alla fine dell’anno 102, inizio dell’anno 103. Il panegirico sia stato rimpastato nel 101, si tratta senza dubbio di una profezia datando dall’inizio della guerra (la primavera dell’anno 101) e non di una uaticinatio post euentum, ma esiste un’incertezza; cf. Pline le Jeune, Panégyrique, éd. Durry, introd. p. 13.
    p. 111, n. 1*. - 17, 1. I nomi erano affissati su cartelloni (tituli, Ov., Tr. 4, 2, 20), come si osservano sui bassorilievi dell’arco di Tito.
    p. 111, n. 2*. - 17, 2. I telai portavano quadri o scene illustrando i principali eventi della guerra. Queste rappresentazioni erano considerate l’origine dei rilievi come quelli della Colonna di Traiano ».
  6. Ammianus Marcellinus, Histoire, XVI, 10, 15, testo stabilito e tradotto da Édouard Galletier con la collaborazione di Jacques Fontaine, Paris, 1968, p. 167.
  7. Vedi Salvatore Settis, « La Colonne Trajane : l’empereur et son public », în RA, 1991, fasc. 1, p. 186-188 şi nota 2.
  8. Vedi : Feu A. Nibby, Itinéraire de Rome et de ses environs, Rome, 1842, t. I, p. 206 ; Alexis Perrey, « Mémoire sur les tremblements de terre, le quatrième siècle de l’ère chrétienne jusqu’à nos jours (1843 inclus) », în Mémoires couronnés et mémoires des savants étrangers, publicat de l’Academie royale des sciènces et belles-lettres, Bruxelles, t. XVIII, 1845, p. 12, 21-23 ; Salomon Reinach, La Colonne Trajane, Paris, 1886 ; Henry Thédenat, Le Forum romain et les Forums impériaux, Paris, Librairie Hachette et Cie, 1898 ; Michael Grant, Le Forum romain, Paris, 1971, p. 179 e le seguenti (« IX. La destruction du Forum »).
  9. Salomon Reinach, La Colonne Trajane au Musée de Saint-Germain, Paris, Ernest Leroux, Éditeur, 1886 ; Raymond Chevallier, « 19 siècles de découvertes de la Colonne Trajane », p. 91 et Alain Malissard, « La Colonne Vendôme, une Colonne Trajane à Paris », p. 116-121, i due articoli pubblicati in Les dossiers de l’archéologie (La Colonne Trajane), nr. 17, iulie-august 1976.